10 maggio 2012

La chiamavano frustrazione.

Conciliare la vita universitaria e quella lavorativa è, per una persona come me, incredibilmente difficile.
Evito di definirlo impossibile per il semplice fatto che sono riuscito a liberarmi da tutti quei vincoli che ritenevo, appunto, impossibili da eliminare, e con loro ho lasciato andare anni ed anni di malumori ed attacchi d'ansia, in particolar modo quelli che mi prendevano rientrando a casa la sera e trovandomi accanto uno sconosciuto che dovrebbe mantenermi e invece si lamenta perché con i miei soldi non riesco a fare altra spesa se non quella necessaria a cuocere un po' di pasta alla pomarola.
Il lavoro al bar mi uccide, soprattutto in questo periodo, dal momento che ho un esame a giugno e vorrei immergermi nei libri per evitare l'angoscia dell'ultimo minuto, ma i clienti me lo impediscono, reclamando ogni due secondi cappuccini con pochissimo caffè e molta schiuma, brioches non troppo cotte, caramelle sfuse e cornetti fragola e limone ma mi raccomando più limone che fragola così digerisco bene il panino di prima in cui hai messo troppa poca maionese.
Giustamente, il lavoro ingrato viene svolto solo da me e dal mio collega che di anni ne ha ventisette e con una laurea in ingegneria meccanica si trova a passare ore dietro un bancone servendo bicchieri di Coca-Cola, il tutto mentre il principale dà il buon esempio giocando a briscola con gli amici che occupano tavoli senza consumare niente, costringendo i clienti a stare in piedi, e sfidando a biliardo chicchessia, lamentandosi, tra l'altro, se impieghiamo più di tre minuti d'orologio per portargli il caffè macchiato con molto latte che gli serve per mantenere la concentrazione.
Non so, io studio Lettere e Filosofia ed il mio futuro sarà sempre sacrificato dalla mia scelta per niente pratica effettuata perché abbagliato dal fascino della materia senza riflettere sui praticamente inesistenti sbocchi lavorativi, soprattutto nell'Italia del ventunesimo secolo, e dover continuare tutta la vita a spaccarmi la schiena facendo un lavoro mal retribuito, con una laurea inutile e mio padre che sottolinea continuamente la mia idiozia non mi sembra una prospettiva molto allettante.
Tuttavia, io sono testardo e continuo sulla mia strada. Fin'ora, mi è sempre andata di culo.